Viaggio di gruppo tra 4 stati: un’esperienza da vivere
Estate 2022, niente viaggi in programma, solo un’estate alle porte che sembrava avrebbe potuto regalarmi al massimo qualche week end fuori porta, un po’ di mare con gli amici e magari qualche trekking con tenda annessa per viversi qualche emozione in più. Ma non mi bastava. Così ho iniziato a pensare a cosa avrei potuto fare da sola, dove sarei potuta andare pur di non restare per l’intera estate in quella che è la mia vita di tutti i giorni. Arriva quindi l’ispirazione: iscriversi ad un viaggio di gruppo con sconosciuti. Ci pensavo ormai da diverso tempo, volevo provare emozioni diverse, uscire dalla mia comfort zone e vivere un’esperienza che, nel bene o nel male, mi avrebbe fatta crescere. Ecco che il viaggio che sognavo da una vita era diventata l’occasione perfetta per dare una svolta alle mie ferie: viaggio USA on the road.
La partenza
Preparare una valigia di soli 10 kg per un viaggio on the road di 11 giorni non sembrava cosa facile. Il necessario per giostrarsi tra trekking giornalieri, serate fresche, temperature altalenanti e sopravvivenza. Incredibilmente tutto entra in valigia come in una partita a tetris con la chiara consapevolezza che avrei sicuramente dimenticato qualcosa di importante a casa. Ma in fondo i negozi esistono anche là pensai. Ero pronta. Era arrivato il momento di prendere quel treno tanto atteso per andare a conoscere i miei compagni di viaggio che avrei conosciuto solo in aeroporto. Emozioni contrastanti durante il viaggio mi offuscavano la mente: eccitazione, felicità, ansia (quella buona), paura e curiosità. La verità è che dopo aver incontrato i primi compagni di viaggio in stazione, una volta arrivata in aeroporto mi sentivo davvero carica e i timori erano svaniti. Eccoli li! Appostati in un angolo dell’atrio dell’aeroporto, un gruppo di persone sconosciute che di li a breve sarebbero diventate una parte importante di questa esperienza.
L’arrivo
Inutile dire che i viaggi oltreoceano sono interminabili. Il primo volo è stato quello da Milano a Chicago in cui, tra una partita a trivial, qualche film già visto e cibo scadente, ho iniziato a conoscere alcuni dei ragazzi. Arrivati a Chicago un altro volo ci attendeva con destinazione Los Angeles. Quando ho visto per la prima volta le luci di L.A. dal finestrino non riuscivo a smettere di sorridere. La stanchezza era tante, le ore di sonno pochissime, ma eravamo arrivati. Eravamo in California.
La notte è passata velocemente in un motel non troppo lontano dall’aeroporto, per permetterci di essere vicini sia all’arrivo che al recupero delle auto a noleggio.
La mattina seguente, io e gli altri driver ci siamo diretti al punto di ritiro delle auto. E..sorpresa: bottigliette d’acqua gratis! Ah però simpatici questi americani.
Noi da bravi italiani ci siamo fatti subito riconoscere e, visti i prezzi assurdi che avevamo già avuto modo di percepire, abbiamo fatto rifornimento almeno per i primi due giorni di viaggio.
Los Angeles – Las Vegas (270miles)
Direzione Las Vegas! Partiamo subito con un po’ di musica che avevo preparato in una chiavetta USB: 4 non blondes, Lene Marlin, Blink 182, Franz Ferdinand. Un mix perfetto, a mio dire, per un viaggio on the road. La strada era piuttosto lunga, ma i paesaggi che ci circondavano mentre attraversavamo il confine California-Nevada intrattenevano al meglio il nostro tragitto. Chiacchiere con i nuovi compagni di viaggio per iniziare a conoscersi e prime risate alimentate dalla curiosità e dall’eccitazione del viaggio. Deserto, nuvole e sole a rotazione, 42 gradi percepiti e primo pit stop per il pranzo a Barstow, California.
Incredibile! Siamo davvero sulla Route 66. Dopo un primo pranzo tra hamburger, bibite e aria condizionata a -20 siamo pronti a risalire in auto e proseguire verso il Nevada.
Da lontano eccola arrivare, in mezzo al deserto, in mezzo al nulla, Las Vegas, quella città che troppo spesso abbiamo visto nei film per credere davvero di essere li. Ci dirigiamo al nostro Hotel, un labirinto di trash con casinò e wedding chapel annessa. La città è esattamente come ce la si può immaginare: luci, eccessi, caos.
Una passeggiata tra le vie del centro per dirigerci allo spettacolo delle fontane danzanti del Bellagio. E ancora: visitare il Caesar Palace, perdersi nella maestosità del The Venetian Resort e tentare la fortuna al casinò. Una sola notte che è sembrata lunghissima e via, pronti per riprendere la nostra strada.
Las Vegas – Zion NP (160miles) – Kanab (50miles)
Nuovo giorno, nuova destinazione: Zion National Park. Avremmo preferito vederlo con il sole ma la fortuna non è stata dalla nostra parte. Abbiamo passeggiato tra i sentieri del canyon fino al fiume, armati di K-way e di un po’ di pazienza.
Arriviamo quindi a Kenab (Utah) per l’ora di cena, ci arrangiamo nello spazio aperto di in un ristorantino messicano e ci gustiamo la nostra prima cena nello Utah.
KANAB – Bryce Canyon NP (77miles) – Green River (200miles)
Aahhhh il Bryce Canyon! Questo posto mi è rimasto nel cuore. Alcuni dei colori più belli che io abbia mai visto. Il sole, che si mostrava timido durante la giornata, risplendeva sugli “hoodoos“, i particolari pinnacoli scolpiti da fenomeni naturali d’erosione che caratterizzano questo canyon.
Dopo l’escursione – e un po’ di pioggia incontrata per strada – arriviamo a Green River in tempo per la cena perché qui, come in tutta l’America, i locali chiudono alle 21 e rischiare di andare a letto a digiuno o con qualche snack proteico acquistato da Walmart non è così strano. La serata però ci ha riservato un’ottima cena a base di hamburger e birra da Ray’s, tipico pub americano in cui abbiamo terminato la serata con tequila e tante risate.
GREEN RIVER – Arches NP (50 miles) – Island in the sky e Deadhorse Point – Blanding (80miles)
Continua l’esplorazione e continua il viaggio on the road con playlist trash e karaoke a volontà per l’arrivo a Arches. Questo parco è stato una vera sorpresa: trekking leggero ma affaticato dal caldo e la salita che in cima ci ha regalato uno spettacolo che è difficile raccontare a parole.
Dopo una giornata così intensa l’unica cosa che sognavamo era una bella cena abbondante e una birra fresca e così arrivati a Blanding, ci sediamo e ordiniamo le nostre birre ma..sorpresa: Blanding è una cittadina di mormoni in cui alcool e fumo sono banditi. Una sorpresa che a posteriori mi fa sorridere, ma che in quel momento ci ha davvero sorpresi. A letto astemi, ma felici.
Blanding – Monument Valley (73miles) – Page (170miles)
Eccoci arrivati ad uno dei momenti più emozionanti di questo viaggio: la Monument Valley. Passando per il Forrest gump point il panorama mozzafiato che ci attendeva è stato qualcosa di inimagginabile. Abbiamo guidato tra le rocce monumentali di questo canyon affiancati da cowboy in sella ai loro cavalli, a polvere e piccole trombe d’aria che si innalzavano al nostro passaggio.
Come ogni sera l’arrivo nella cittadina di turno – in questo caso Page (Arizona) – era sempre una corsa: doccia veloce in hotel quando possibile e via a cercare la steakhouse migliore (o almeno quella aperta). La fortuna ci ha portato in un pub davvero caratteristico dove, tra una bistecca e qualche birra in più ci era venuta una gran voglia di continuare la serata. Ahimè, dopo qualche drink anche questo locale stava chiudendo ma, imperterriti e del tutto convinti di volerci divertire ancora un po’ ci siamo diretti ad acquistare del pessimo alcool in un distributore di benzina ancora aperto. Vabbé, guardiamo il lato positivo: ci siamo salvati dall’hangover.
Page – Horseshoe Bend – Antelope Canyon – WILLIAMS (163miles)
Sveglia presto, colazione e via si riparte verso alcuni dei posti che stavamo aspettando di vedere da tempo. Il primo, Horseshoe Bend, è un meandro a forma di ferro di cavallo circondato dal fiume Colorado. Uno spettacolo della natura.
Proseguiamo il nostro tour verso l’Antilope Canyon, forse quello più atteso, forse uno dei più famosi. Un canyon magico, una passeggiata immersi tra rocce dai colori intensi che si illuminavano dai raggi del sole che trapelavano in mezzo le fessure. Incredibile.
Proseguiamo quindi verso Williams (Arizona) e proviamo l’esperienza di cenare con una pizza margherita di 19 dollari con retrogusto di aglio per poi rifugiarci nel nostro glamping in attesa dell’indomani.
Williams – Grand Canyon (60miles) – KINGMAN (175miles)
È sempre stato il mio sogno visitare il Gran Canyon, tramandatomi dai film visti con mio babbo. Una sorta di sogno chiuso nel cassetto, visitare un posto così lontano e così sconfinato. Forse le aspettative erano troppo alte, forse le emozioni giocano brutti scherzi, ma per quanto maestoso e immenso, devo ammettere che non è stato il paesaggio che mi ha colpito di più. Ma comunque che dire, è sempre “”the big hole”.
Di nuovo in marcia verso Kingman questa volta dove, tra murales colorati e locali eccentrici, abbiamo concluso la scoperta dei parchi del farwest.
KINGMAN – LOS ANGELES (260miles)
Ultime miglia da percorrere, ultime strade infinite, ultime canzoni da ascoltare a ripetizione e ultimi pit stop nel deserto. Ci dirigiamo verso Los Angeles, la città degli angeli, dove concludiamo il nostro meraviglioso viaggio. La Los Angeles dei telefilm, quella del molo di Santa Monica, delle vie di lusso di Rodeo Drive. La Los Angeles che un po’ ti aspetti ma forse, con tanta bellezza negli occhi e nella mente lasciata dai giorni passati, non è riuscita a conquistarmi.
Da fan sfegatata di The O.C. però qualche piccolo sfizio me lo sono tolta: una bella colazione a base di pancake nel locale sul pontile di Redondo Beach. Un locale che mi ha fatto tanto sognare.
Come disse Lawrence Durrell “Il viaggio può essere una delle forme più gratificanti di introspezione“. Questo viaggio, seppur condiviso h24 con 15 persone mai viste prima per me ha avuto tanti momenti introspettivi. Ho capito molto di più su me stessa, ho capito che a volte i limiti che ci poniamo per paura o perché ci portano fuori dalla nostra comfort zone, non sono altro che proiezioni del passato della nostra mente. Ho capito che si può contare su qualcuno che conosci da appena qualche giorno e che posso contare su me stessa. Ho capito che le emozioni fanno bene all’anima e che viverle a pieno a volte non è facile, ma che dobbiamo almeno tentare. Ho capito che una piccola parte di me è cambiata e che un’altra piccola parte di me è rimasta là, tra i canyon dello Utah, tra i casinò di Las Vegas, ai bordi del Virgin River, in quello scomodo aereo che volando sull’oceano era carico di emozioni che mai avrei potuto immaginare.