Ho iniziato a fare le mie prime esperienze di trekking circa 3 anni fa, affrontando qualche breve scalata nelle fantastiche montagne tra le Marche e l’Umbria. Stare in mezzo alla natura mi è sempre piaciuto, ma l’esperienza di scalare una cima, arrivare sulla vetta e vedere il panorama mozzafiato che il tuo sudore e la tua tenacia hanno da regalarti, non ha eguali. Si dice che i primi 3.000 metri non si scordano mai e, anche se il trekking che ho scelto è stato quello più semplice tra le vie disponibili, posso senz’altro dire che i miei primi 3.000 non li scorderò mai.
In questo articolo vi racconto la mia ascesa verso Piz Boè da Passo Pordoi, per raggiungere la vetta più alta del Gruppo Sella nelle Dolomiti.
Come raggiungere Piz Boè da Passo Pordoi
Per raggiungere la vetta del Piz Boè da Passo Pordoi esistono sostanzialmente due possibilità:
- l’escursione più facile per raggiungere Piz Boè parte dal Rifugio Maria a quota 2.950 m raggiungibile con una funivia a pagamento che parte da da Passo Pordoi;
- l’escursione più complessa parte invece direttamente dal parcheggio e permette di raggiungere prima il Rifugio Forcella Pordoi grazie al sentiero CAI 627 a quota 2.848 m e da qui prosegue per il sentiero CAI 638 che conduce fino alla vetta.
Come già anticipato non faccio trekking troppo spesso anche se è un’attività che mi sta davvero appassionando, così per evitare sforzi eccessivi e pericolosi per chi non è abbastanza allenato, ho scelto di percorrere la prima strada. Vi racconto quindi qual’è stata la mia esperienza, quali sono state le difficoltà incontrate lungo il percorso e cosa sapere prima di addentrarsi in questa fantastica avventura.
Cosa sapere prima di salire su Piz Boè
Per la mia escursione, avvenuta il 30 ottobre, avevo innanzitutto dato un’occhiata al meteo. Sappiamo bene che a certe altezze il tempo può cambiare improvvisamente, ma le previsioni ci lasciavano sperare in una fantastica giornata soleggiata e piuttosto calda per essere fine ottobre.
14 gradi previsti durante il pomeriggio. Il mio abbigliamento per questo trekking quindi era caratterizzato da un paio di leggins sportivi (non molto tecnici lo so bene, ma mi ci sono trovata davvero bene), una maglia termica maniche lunghe, una giacca da trekking impermeabile e uno scaldacollo. Per completare uno zaino da trekking CMP da 22 L per trasportare il pranzo, l’acqua e una maglia di riserva nel caso in cui il freddo avesse avuto la meglio su di me.
Infine un paio di scarponcini da trekking alti che vi salveranno, soprattutto nella scalata finale dove è prevista anche un breve ma intenso tratto attrezzato.
Piz Boè, difficoltà
Chi non è allenato può scalare il Piz Boè? Chi sono io per dire che non è possibile. Sicuramente non si tratta del trekking più semplice che io abbia mai fatto. È una scalata abbastanza impegnativa, non impossibile, ma comunque da affrontare con consapevolezza. Ci sono diversi tratti in salita e il percorso totale è di circa 3 ore, 3 ore e mezza, a seconda delle proprie capacità e delle immancabili soste fotografiche.
Nel primo tratto che parte dal Rifugio Maria a quota 2.950 m si trova quella che è conosciuta come la Terrazza delle Dolimiti. Chi vuole può anche fermarsi qui, passeggiare e godersi un pranzo in rifugio, beneficiando di uno dei più bei panorami che io abbia mai visto.
Da Rifugio Maria a Piz Boè
Per i più intrepidi invece qui parte la via per la vetta. Proseguendo dal rifugio infatti si può seguire il sentiero CAI e iniziare la discesa verso il Rifugio Forcella Pordoi a 2.848 m. Un primo dislivello quindi di 100 m.
Proseguendo abbiamo incontrato un lungo tratto con neve e ghiaccio, con qualche piccola salita e discesa che accostava la montagna. Facendo attenzione si prosegue verso il tratto in salita.
Qui inizia a farsi sentire piano piano la fatica e iniziamo a vedere la cima del Piz Boè dal basso.
Il paesaggio che ci circonda è un luogo lunare, un mix tra le distese immense dello Utah e un territorio inesplorato come Marte. Qualcosa di incredibilmente emozionante.
Proseguendo tra rocce e crepacci arriviamo finalmente alla via attrezzata con funi e gradini metallici che non presentano particolari difficoltà ma occorre procedere comunque con cautela. Nel nostro caso la difficoltà principale era caratterizzata da tratti ghiacciati.
Finalmente sentiamo di essere quasi arrivati. Gli ultimi tratti sono i migliori in ogni trekking che si rispetti: sai di essere a pochi passi dalla vetta, le gambe iniziano a tremare, la fatica a farsi più intensa ma la voglia di arrivare vince ogni dubbio.
Sono arrivata sulla vetta del Piz Boè a quota 3.152 m, con gli ultimi 300 metri di dislivello. Uno spettacolo più unico che raro. Con la soddisfazione nel nostro viso e gli occhi pieni della meraviglia che ci circonda, scattiamo qualche foto, condividiamo il momento di felicità con gli altri escursionisti arrivati insieme a noi e ci godiamo il nostro meritato pranzo con vista che nessun ristorante ad alta quota potrà mai sostituire.
È giunto il momento di rientrare e dopo tanta fatica la domanda è solo una: e adesso, come scendiamo?