Non so se vi è mai capitato di vedere qualche video online in cui dei pazzi si lanciano con paracadute o tute alari da grattaceli, palazzi o montagne. Beh a me è capitato più di una volta e finalmente questo week end ho avuto la possibilità di fare due chiacchiere con uno di loro: Maurizio di Palma, uno dei base jumper più conosciuti al mondo.
Ma andiamo come sempre per gradi. Che cos’è il B.A.S.E. jumping? Il B.A.S.E. jumping – d’ora in avanti base jumping – è uno sport ricreativo in cui gli atleti che lo praticano saltano da 4 categorie di oggetti fissi, ovvero Buildings, Antenna, Spans and Earth (da qui l’acronimo B.A.S.E.).
Maurizio ha 43 anni e ha iniziato il suo percorso nel paracadutismo sportivo all’età di 17 anni. Si arruola come volontario nell’esercito, ovviamente nei paracadutisti, e scopre il base jumping un po’ per caso, in una delle drop-zone (zona di lancio in cui viene svolta attività di paracadutismo) che frequentava, guardando un VHS in cui alcuni ragazzi si lanciavano dai fiordi norvegesi. Ne rimane folgorato.
Oggi Maurizio Di Palma è uno dei base jumper più famosi al mondo ed ecco quello che mi ha raccontato.
Ciao Maurizio, come sei diventato un base jumper? «Innanzitutto per fare base jumping devi essere un paracadutista sportivo, è un passaggio obbligato come dire se vuoi iniziare a fare Motocross dovresti prima imparare a stare in equilibrio sulla bicicletta. Il mio primo salto lo feci nel 2001, l’anno scorso sono stati 20 anni di base jumping. Era un po’ sperimentare all’inizio: mi sono comprato un paracadute da B.A.S.E., ho iniziato a piegarlo con un manuale e poi letteralmente mi sono andato a buttare giù da un ponte. Insomma, un autodidatta. »
Quante persone praticano questo sport? «Diciamo che chiamiamo il Base Jumping sport, ma in realtà è una forzatura, prima di tutto per il numero di praticanti: ci sono un numero tra i 2000 e i 3000 praticanti nel mondo. In secondo luogo non è regolamentato.»
Da dove hai fatto il primo salto? «Il mio primo salto l’ho fatto proprio da un ponte. Il ponte è l’oggetto più sicuro dal quale iniziare perché se il paracadute non si apre in asse – ovvero nella direzione da cui tu stai saltando – tu non vai a sbattere contro l’oggetto dal quale hai saltato ma ci passi sotto. Oggi infatti i miei corsi vengono svolti in Croazia da un ponte di 120 metri, dove le persone imparano tutte le basi per gestire il proprio corpo in caduta libera.»
Quanti salti hai fatto? «Il mio logbook – o diario di bordo – oggi conta quasi 5600 salti.»
Ho letto che hai saltato dal Duomo di Milano e dalla Tour Eiffel: da quali altri monumenti hai salato? E soprattutto: è legale? «Innanzitutto una premessa: il B.A.S.E. non esiste, non è regolamentato ma diciamo che è tollerato. Ci sono stati degli eventi, ad esempio ho saltato dalla Banca Centrale Europea di Francoforte durante un evento legale e organizzato. Dove non ci sono eventi sono tutti salti illegali, poi dipende dalla giurisdizione dello Stato in cui ti trovi. Ho fatto un salto in Sud Africa ad esempio, mi hanno pizzicato e mi sono fatto una notte in cella. Questi sono alcuni degli effetti collaterali. Per tornare ai monumenti ho saltato dal Campanile di Giotto a Firenze, dal Colosseo, dalla Torre di Pisa per citartene alcuni.»
Quanto tempo e in che modo si pianifica un salto? «Senza entrare in dettagli tecnici ci sono sicuramente 4 fattori importantissimi per determinare se l’oggetto è saltabile, ovvero se ha una zona di atterraggio adeguata, un’altezza sufficiente, uno spazio aereo libero (quindi non ci sono cavi dell’alta tensione ad esempio) e un exit, ovvero un punto dove poter mettere i piedi in modo stabile e saltare. Poi sicuramente il meteo, l’altezza rispetto al livello del mare e non da sottovalutare l’aspetto legale: come arrivare a mettere i piedi nel punto in cui devo staccare ad esempio. Si tratta di una sfida, improvvisarsi dei James Bond, mettere il paracadute nella valigetta, vestirsi in giacca e cravatta. È affasciante anche questa cosa qua. Mi piace molto studiare gli oggetti ad altissimo profilo, come si dice in gergo, capire come entrare e soprattutto come scappare senza essere visti da questi monumenti.»
Qual’è l’oggetto più bello da cui saltare? «Sicuramente i grattaceli alti che superano i 200 metri, perché li sei in caduta libera e vedi praticamente le finestre che passano ai tuoi piedi ed è una cosa veramente assurda.»
Hai qualche primato a livello mondiale? «Ci sono diversi miei colleghi che hanno fatto più salti di me, ma io sono quello con più salti al mondo piegati. Significa che loro saltano con l’imbrago addosso e il paracadute in mano, che ti da la possibilità di far salire esponenzialmente il numero di salti perché non devi nemmeno ripiegare il paracadute. Nella comunità hanno invece più valore i salti piegati, ovvero con paracadute ripiegato. A livello sportivo invece sono arrivato primo in Spagna ad un circuito di coppa del mondo 6 anni fa, ma anche lì tutto non riconosciuto, diciamo una cosa inter nos perché siamo una piccola comunità. »
Ho letto di un incidente mortale che c’è stato recentemente in Trentino. Quali sono i maggiori rischi di questo “sport”? «Di incidenti ne accadono come in ogni altra attività, il coefficiente di rischio nel nostro caso è altissimo però non è una roulette russa. Io in 20 anni di pratica e con quasi 6 mila salti non mi sono mai fatto niente. Se fosse così rischioso probabilmente sarei l’uomo più fortunato della terra. C’è una pianificazione talmente minuziosa che porta questi rischi ad una finestra talmente piccola da essere tollerata. Il 99,9% di incidenti accadono per errore umano perché il base jumper ha tutto in mano propria. Tu sei psicologo di te stesso, sei il meteorologo, sei tu che scegli il tuo materiale. È la massima espressione di libertà ma hai anche una grandissima responsabilità verso te stesso.»
Dov’è il tuo ufficio oggi? «Il mio ufficio oggi è in uno dei posti più noti al mondo dove praticare Base Jumping, nel Monte Brento, 1400 metri di parete. In questa montagna ogni giorno ci sono bus che portano base jumper da ogni parte del mondo. Questa montagna fa qualcosa come 15 mila salti l’anno. 7 anni fa ho aperto la mia scuola e l’ho reso a tutti gli effetti il mio lavoro. Da allora sono tantissimi i paracadutisti esperti che mi contattano per fare il passaggio a base jumper, che sono due discipline totalmente diverse seppur tra loro collegate. Se tu e i tuoi lettori vorrete provare io e il mio socio siamo i due al mondo che fanno Tandem B.A.S.E., quindi salti in coppia. Chi viene a fare Tandem base – io lo dico sempre – viene per provare paura, per affrontare la paura del vuoto, della caduta.»
Come ultimo spunto Maurizio mi ha consigliato di provare a saltare con un paracadute da un aereo, «gli amici di Fano li conosco bene e se hai la possibilità prova, è una cosa super sicura ed è un’emozione pazzesca.» E se lo dice lui, come dargli torto.
Se volete buttarvi con gli amici di Fano visitate www.skydivefano.com
Che dire, è stata un’intervista davvero emozionante e a dire la verità questi uomini che si sentono aquile un po’ li invidio. Se foste interessati a saperne di più o a fare un salto – in tutti i sensi – in Trentino, Maurizio vi aspetta.
Visitate il sito www.tandembase.eu
Per approfondimenti parlano di lui anche Vanity Fair e Red Bull.
Grazie Maurizio e buona fortuna!