Qualcuno pensa che arrivati ai 30 anni la vita debba in qualche modo averci già dato buona parte delle risposte: un lavoro sicuro, una situazione finanziaria stabile, obiettivi chiari e definiti e meno incertezze sul futuro. Quando avevo 20 anni me la immaginavo un po’ così la vita dei trentenni. Oggi che lo sono invece posso affermare che dei trent’anni non ci ho poi capito gran che, ma una cosa è certa: la consapevolezza che hai a 30 anni ti permette di voltare pagina quando meno te lo aspetti, di buttarti in quello in cui credi e di non sottovalutare le tue potenzialità.
Nella prima intervista di STORIE, la nuova rubrica di Dieci e Dieci ho incontrato Claudia Raffaelli, una trentenne italiana che non ha avuto paura di seguire l’istinto per raggiungere i suoi obiettivi.
Ciao Claudia, raccontaci qualcosa di te.
“Sono Claudia ho 32 anni, sono marchigiana ma ho vissuto a Bologna negli ultimi anni prima di trasferirmi all’estero. Oggi vivo e lavoro a Londra nel campo della moda.”
Quando hai iniziato questo lavoro?
“Mi sono laureata in Criminologia, una di quelle lauree umanistiche per le quali quando ti laurei non capisci né chi sei né tanto meno cosa vuoi diventare. Nel dubbio ho continuato a lavorare come barista e a mandare curricula un po ovunque (a caso), lo stesso feci quando per ragioni di cuore mi trasferii a Bologna, una città più grande avrebbe potuto offrirmi sicuramente la giusta occasione. Non fu’ così scontato né tanto meno facile. Passai giornate in biblioteca a setacciare Linkedin in modo ossessivo 8h ore al giorno e a disperarmi sull’idea sfuocata del mio futuro. Un anno dopo mi contattò un’azienda con un nome strano, YOOX, per una posizione che nemmeno ricordavo di aver applicato, “fraud analyst”. Feci il colloquio, sicura che sarebbe stato l’ennesimo Le faremo sapere. Eh invece..invece no! Quell’azienda dal nome così strano scoprì essere uno dei colossi della moda online internazionale. Eccola, la mia occasione era arrivata.”
Come mai hai deciso di trasferirti da Bologna a Londra?
“Dopo circa due anni, l’amore che mi aveva portata a Bologna mi lasciò da sola in una città che non avevo mai sentito mia. Rimisi i pezzi in ordine prima di prendere una decisione sul da farsi, mi innamorai della città, mi feci nuovi amici e fu allora che mi sentii pronta per poter finalmente esaudire il mio più grande desiderio di sempre: vivere all’etero e imparare dignitosamente l’inglese. Nel nostro ufficio di Londra si era aperta una posizione e chiesi di essere trasferita. Tre mesi dopo, Febbraio 2019, ero nella Big city e mi preparavo a festeggiare il mio trentesimo compleanno in una città sconosciuta.”
Quali difficoltà hai incontrato?
“Non conoscevo nessuno, la lingua era un ostacolo, specialmente quando devi cercare una camera in affitto, leggere un contratto, procurarti tutti i documenti necessari per vivere in un altro paese o andare dal medico. Era tutto così complicato: perdersi nelle linee della metro, i viaggi infiniti da un punto all’altro della città, non capire un’H quando dovevo parlare al telefono. Al lavoro non capivo su cosa i colleghi stessero scherzando “stanno parlando di me?” “sono sporca o vestita male?”. Quando il capo qui ti rimprovera lo fa con un sorriso gelido chiedendoti “per favore”, una cosa che a noi Italiani spiazza parecchio come approccio. Ma ero gasata del fatto di essere li, di tutte quelle novità e tutto è passato con una certa leggerezza.”
Cosa significa per te lavorare come Fraud Manager?
“Londra si sa è un pozzo di opportunità… che devi andarti a prendere però! Poco dopo essere arrivata iniziai a guardarmi intorno, lavorativamente parlando. Ne seguì una marea di colloqui e il solito le faremo sapere. Finché un giorno venni contattata da questa Start-up di moda ecosostenibile, per di più come Fraud Manager. Pensai che sarebbe stata una grande occasione. Diedi il meglio di me e credo che la motivazione fece il resto. Ora lavoro in Pangaia da quasi un anno, il mio obiettivo è ridurre i costi per frodi dell’azienda (perché se vi rubano la carta di credito per ordini online è l’azienda che approva l’ordine a pagare). L’ambiente di lavoro è super “friendly” e spero di ampliare presto il mio team.”
Raccontaci della vita a Londra: cosa fai nel tuo tempo libero?
“Gli amici qua a Londra vanno e vengono, pochi rimangono a lungo ancora meno per sempre. È un po’ un porto di mare, un trampolino di lancio o una bella parentesi. Sentirsi soli è facile ma è anche vero che la città riesce a darti tante cose da fare. Nessuno ti guarda male se sei da solo al bar, ad un concerto o ad una mostra, è normale fare cose da soli. Sarebbe strano chiudersi in casa in una città come Londra, anche quando vento e pioggia ti suggeriscono il contrario. Se farsi degli amici è difficile, figuriamoci avere una relazione stabile, o almeno è quello che mi dicevano tutti…eh invece! Sei mesi dopo conoscevo il mio ragazzo tramite colleghi di lavoro, quattro mesi dopo siamo andati a convivere. Stare con un ragazzo che parla una lingua diversa dalla tua nativa non è sempre facile, a volte non ci si capisce e culturalmente ci si scontra. Vorrei poter far con lui battute nel mio dialetto o citare Aldo, Giovanni e Giacomo, ma non capirebbe e me ne sono fatta una ragione!”
Cosa ti ha colpita di Londra?
“Londra ha mille personalità, puoi passare dal quartiere raffinato e i mercatini di Portobello al degrado assoluto. Gang di ragazzini che si accoltellano per strada o sniffano gas dalle bombolette spray. Situazioni ben lontane dai Giardini ben curati e dai negozi di Oxford street. Puoi farti un giro in bici e passare sulla copertina dei Pink Floyd a Battersea o berti una birra dove Amy Winehouse si esibiva. Girare in tube e vedere come ognuno ha il suo concetto di bello ed è totalmente a suo agio anche in abiti attillati a corpi non canonicamente riconosciuti.”
Se potessi parlare alla te stessa di 10 anni fa cosa le diresti?
“Alla me di 10 anni fa’ non direi nulla, perché ogni cosa ha il suo tempo e ogni tappa ha bisogno di quella precedente per realizzarsi.”
Come ti vedi tra 10 anni?
“Ho imparato che alla fine la vita non va mai come te l’aspetti, dovevo sposarmi a 24 anni (ma questa è un’altra storia). Puoi pensarci o pianificare quanto vuoi ma capita sempre l’inaspettato, quindi non ci penso!”
“Ci sono solo due giorni all’anno dove non puoi fare nulla: uno si chiama ieri e l’altro si chiama domani”
Un ringraziamento speciale a Claudia per aver condiviso la sua esperienza, nella speranza che possa spronare i lettori di questo blog a seguire l’istinto, a combattere le insicurezze e a ricordarsi che il futuro dipende solo ed esclusivamente da quello che vogliamo noi stessi.
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